Esposizione Basilica

La Basilica, presentazione del prof. Michel Perloff

Ci ricordiamo che l'ultima mostra di Imelda Bassanello, al Priamar di Savona, aveva come titolo: "Il bosco delle ninfe", il bosco sacro alla conquista simbolica della Fortezza! E oggi questa nuova mostra si chiama: "la Basilica". Ancora un luogo, una parola forte, che risuona in questi muri sacri del convento di Santa Caterina, oggi museo civico. E parole forti sono: "convento", "museo", "civico". Parole che designano le assemblee della civiltá, con i santi, con le muse, con il popolo, parole che raccontano l’essere insieme con sensibilitá e coscienza. La Basilica, dalla radice indoeuropea "vasi" (la marcia, il passo), dalla quale derivano le espressioni greche: "vasi laos" e "vasi laas", il re sul piedestallo di pietra regge la marcia del popolo. Tutto ci rappresenta il magnifico dell'essere insieme, della comunitá. Basilica significa reale e dunque magnifico. La Basilica dei Romani è proprio l'Edifizio Magnifico, dove si marcia sotto dei portici, dove c'è il centro motore che aziona la vita cittadina. Questa Magnifica ha fornito il modo strutturale della chiesa e così è nata la basilica cristiana, quale la Magnifica Santa Sofia. La Basilica di oggi è simbolizzata da un dipinto in rilievo di Imelda Bassanello, la Popolana, la quale guida l'adunata dell'opera della pittrice, assemblea dei pezzi che vengono temporaneamente ad abitare qui. E i pezzi della Bassanello, come a lei piace definire i suoi dipinti e le sue sculture, hanno questa vocazione ad incontrarsi, a chiaccherare e a cantare insieme e con gli altri. Sono gioiosi o tristi o tragici o sensuali, e anche "bestiali", figure dai colori sottili e complessi della vita, stanno insieme e formano un popolo. Sì, la Popolana sul suo piedistallo e sotto l' arco simbolizza la Basilica, la bellezza fondamentale dell'Umanitá e tutti i pezzi sono degli abitanti di questa Basilica. Si radunano oggi qui, sulla piazza pubblica del museo civico e ci danno il senso del sacro e del rispetto civico. Nessuno di loro ha la pretesa di essere superiore. Tutti vanno d'accordo con la Popolana, regina del luogo, che potrebbe chiamarsi la Mediterranea nel senso antico, o anche la Magnifica. E noi possiamo entrare con leggerezza in questa giostra di vita, nell'incontro di questa comunitá. Possiamo chiaccherare con i pezzi in tutta libertá; loro ci aspettano e ci chiamano ad abitare pure noi in questo luogo. E può chiamarsi luogo solo il posto dove c'è simbiosi tra lo spazio e ciò che lo riempie veramente, cioè che l'abita, dove siamo noi stessi in veritá il luogo e dove diventiamo magnifici….reali. E vorrei citare due brevi ma forti parole di René Char, magnifico poeta francese, a proposito dell'immenso Van Gogh:.."aveva sin qui lavorato solo per noi"...e questo è proprio il compito dell'artista, lavorare per gli altri, per noi, dare semplicemente nella sofferenza. Vorrei concludere evocando la parola "mostra" specificando il mostrare nel senso del gesto primordiale dell’indicazione, del guardare insieme agli altri… Questi pezzi non sono in mostra ma mostrano … e cosi facendo ci rendono presenti.

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