" L'artista è nata a Vicenza, dove determinante è stata la sua formazione artistica, dalla scelta degli studi alla ricerca poi di varie collocazioni lavorative nell'ambito creativo-artistico, da studi grafo-pubblicitari a case di moda e design.
Ha cominciato a dipingere quasi per gioco e così, sempre per gioco, ha presentato nel 1970, appena finiti i suoi studi, la prima tela dipinta ad un concorso di pittura estemporanea a Vicenza, dove da un'astrazione colorata d'autunno, usciva una mezza colonna con capitello ionico che simulavano il portico di Villa Capra (la Rotonda) di Palladio appena fuori città, nei colli Berici. L'opera è stata soltanto segnalata dalla critica ma ciò è bastato ad incoraggiarla a continuare, anzi a cominciare a "dipingere".
Inizia comunque a lavorare (per vivere naturalmente) in un laboratorio di pittura all'antica su legno a Cittadella, ideato e condotto da Francesco Conz, dove viene subito apprezzata per la sua bravura, originalità e sveltezza di interpretazione. Ci rimarrà sei anni, e sarà proprio in questo atelier conosciuto e attivo in tutta Europa, dove si formerà una conoscenza stilistica che porrà le basi al suo futuro lavoro di ricerca.
Difficile il passaggio , anche perchè in quegli anni, lei, pur dipingendo tutti i giorni, faceva solo ciò che le era richiesto; la sera e di notte, liberandosi da ogni canone e schema, tornava ai suoi pennelli e ai suoi mondi, fintanto che, senza rendersene conto nel 1976 abbandona totalmente tele e astrattismo, abbandona anche Francesco Conz, per immolarsi nel nuovo lavoro con l'estro, l'entusiasmo e la professionalità che tutti le avrebbero poi riconosciuto.
Trasferitasi a Savona per motivi familiari,decide di aprire, nel dicembre del 1979, una bottega-atelier di dipintura all'antica su legno nel vecchio centro storico della città che la ospita; un sogno che da sempre aveva rincorso, quello cioè di dedicare totalmente il suo tempo al 'fare'; il luogo si chiamerà: "La Mela". E' proprio lei, a tal proposito, che spiega come in quegli anni tutti gli artisti-artigiani nominavano il proprio laboratorio con nomi, tipo: La Luna, Il Melograno, Il Pertugio, Il Tarlo, il Bagatto etc etc.
"La Mela" è un nome semplice, senza nessun particolare riferimento, ma per lei questa identificazione racchiude una formula antica, quella della vera Bottega, dove si potevano trovare l'artista, l'aiutante, l'allievo e collaboratori vari, un mito mai distrutto, perchè chi crea non è mai da solo, o forse fa finta di non esserlo. Qui, in piena Savona, fino al 1990, sviluppa concretamente un' elaborazione pittorica originale e inconfondibile, un genere che si stacca notevolmente come tematica e materiale dalla presente e massiccia tradizione ceramica. Esigenze poi di spazi più comodi, inducono la Bassanello a spostare il suo atelier a Santuario (circa 6 km dalla città stessa), dove già vive.
Questo luogo caratteristico e piacevole, rigoroso e colleggiale, diventa per lei quello vero, idealizzato forse da sempre, una culla di riposo e di idee che escono spontaneamente attraverso la gente, i bambini, che seguono l'invito al richiamo dell'artista di dipingere sui muri, sugli steccati, sulle porte, su presepi in processione; e il villaggio piano piano si trasforma, diventa esso stesso un laboratorio.
E lei continua ancora a dipingere; si può dire che non ci sia materiale che non possa essere sfiorato dal suo pennello, ma l'incontro più felice rimane sempre il legno. Nel suo lavoro sono arrivate molte richieste di insegne per locali; che si possono ancora vedere in giro per l'Italia e per l'Europa. La passione per il legno si insinua ancora di più quando intuisce il rapporto diretto con lo spazio, soprattutto quello pubblico. Dopo la costruzione e l'ambientazione delle varie insegne nel paesaggio, nella prospettiva del colore e della strada, scopre le porte, gli usci sulle vie. Vecchie e abbandonate, le prime proprio in Liguria, dove il degrado, l'incuria e l'indifferenza cominciano ad essere i maggiori fastidiosi nemici di Imelda. Da qui parte un nuovo imput, portandola a dipingere (la maggior parte gratuitamente) porte in tutta la Regione, scegliendo le più impensabili ad un eventuale ripristino, porte di magazzini dismessi, stalle, case vecchie, fino ad arrivare, nel 1995 a Vallecrosia (Imperia) dove il sindaco commissiona un pò per volta circa 25 porte da dipingere nel borgo antico. E' una vittoria ideale, una strada percorsa lentamente attraverso le esperienze quotidiane nel pensiero e nel legno , con ogni sua sfumatura e venatura. Per dare un'identità all'abitato, l'artista sceglie un tema che ripercorra con coerenza le strade del borgo privo di negozi, inventando le botteghe immaginarie: quella del sorriso, dei sogni, delle chiacchere, della musica celeste, dei giochi, dell'artista, ma anche del maniscalco, del ciabattino, del marinaio etc..
Tra mostre e uscite per esecuzioni di lavori in loco (si ricordano opere gigantesche eseguite in due locali alle isole Canarie, in Svizzera, in Germania e a sud della Spagna), non ha un'assidua presenza in laboratorio, che continua la sua reale esistenza e produzione nonostante tutto. Esso infatti rimane il punto fermo in tutti i sensi, l'isola obbligata, il rifugio potenziale, la casa. "
Sergia Mozzo, da A tra arte e design, n° 36, Gennaio/Marzo 2000